31 gennaio 2022
Soldi stanziati dallo Stato per aiutare le imprese e i commercianti in difficoltà, a causa della pandemia di Covid-19, finiti invece in modo illecito nelle mani di professionisti, imprenditori e commercialisti che non ne avevano diritto. È questo il centro della maxifrode scoperta dalla Guardia di finanza nell’operazione “Free Credit”, un'indagine partita da Rimini e poi estesa a diverse regioni. Complessivamente sono 78 le persone indagate e 35 le misure cautelari emesse dal gip, mentre è di 440 milioni l'importo complessivo dei fondi illecitamente percepiti attraverso la creazione e la commercializzazione di falsi crediti d'imposta. La frode riguardava anche falsi sismabonus e bonus facciate. Il tutto durante la fase più acuta dell'emergenza sanitaria del 2020. I proventi sarebbero stati investiti in criptovalute e metalli preziosi.
Otto le persone finite in carcere e altre 4 ai domiciliari, mentre nei confronti di 20 imprenditori è stata disposta l'interdizione all'esercizio di impresa e per 3 commercialisti è scattata l'interdizione all'esercizio delle professione. Secondo quanto emerso dalle indagini, facevano parte di un'associazione con base a Rimini (ma con ramificazioni in tutta Italia) responsabile di aver creato e commercializzato per un importo di 440 milioni i falsi crediti di imposta, lo strumento introdotto tra le misure previste dal governo con il decreto Rilancio del 2020 per aiutare le imprese e i commercianti in difficoltà. L'esecuzione delle misure è scattata oltre che in Emilia Romagna anche in Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino e Veneto.