23 marzo 2022
"Finalmente sono a casa, sto iniziando a capirlo solo adesso. Siamo salvi”. Così Giovanni Bruno, il marittimo di Pozzallo, che ieri sera è arrivato con la sua famiglia all'aeroporto Falcone Borsellino di Palermo. L’uomo, lo ricordiamo, era fuggito dalla guerra attraversando la frontiera per scappare da Kherson, dove era intrappolato con la moglie, la figlia di 22 mesi e i suoceri. Era uno dei 33 italiani rimasti bloccati tra Mariupol e Kherson che l'unità di crisi della Farnesina sta cercando da giorni di tirare fuori dall'incubo della guerra. Il suocero, 54 anni, non poteva lasciare la città, per la legge marziale in vigore che non permette agli uomini tra i 18 e i 60 anni di lasciare il paese perché potrebbero ancora combattere per l'esercito ucraino. Dal 24 febbraio Bruno era intrappolato in città, chiuso in un appartamento al settimo piano con la città presidiata dai russi che sparavano a vista. Non poteva uscire di casa se non per pochi minuti in cui comprava verdure e uova fresche dai contadini della zona, aveva una scorta limitata di provviste. Dopo 25 giorni, ha trovato il coraggio: rincuorato da altri vicini di casa che avevano tentato la fuga, si è messo in macchina e ha deciso di scappare. (Fonte e foto Ansa Sicilia)